Negli ultimi anni temi come il riscaldamento globale e il rispetto dell’ambiente sono diventati sempre più importanti per l’opinione pubblica. In particolare, le preoccupazioni che riguardano i rifiuti in plastica non riciclati hanno portato all’adozione di soluzioni alternative “sostenibili”, che possono essere compostate, contribuendo a ridurre l’eccesso di rifiuti.
In linea di principio sembra tutto perfetto, ma in realtà non è così semplice, visto che molti oggi riconoscono che l’uso improprio di imballaggi in plastica compostabile potrebbe creare più danni che altro.
Come per qualsiasi nuovo tipo di imballaggio, l’uso di plastica compostabile richiede prima di tutto un’attenta considerazione.
Con questo articolo dedicato al design di imballaggi sostenibili, speriamo di fare un po’ di chiarezza sulla plastica compostabile e di offrire alle aziende la possibilità di esplorare nuovi tipi di soluzioni per gli imballaggi.
Che cosa significa plastica compostabile?
Uno dei problemi principali della plastica compostabile riguarda il corretto conferimento. Se un consumatore inserisce un imballaggio in plastica compostabile tra dei rifiuti riciclabili potrebbe compromettere il riciclo dell’intero lotto di rifiuti.
Come evidenzia il Dr. Adam Read, Direttore degli affari esterni della SUEZ Recycling and Recovery UK Ltd, i sistemi per il recupero e il riciclo dei rifiuti si sono evoluti al punto di poter gestire materiali che vengono utilizzati comunemente come imballaggi. Introdurre nuovi materiali senza una attenta considerazione dei sistemi di riciclo esistenti e della loro capacità di adattarsi a questi nuovi materiali potrebbe essere problematico, e potrebbe far sì che un materiale considerato contaminante entri a far parte del flusso di riciclo.
“I sistemi industriali per il riciclo dei rifiuti sono stati progettati per separare e gestire i materiali che di solito vengono riciclati: PET, alluminio, acciaio, vetro e cartone”, afferma. “Quando si introducono dei nuovi materiali non c’è la certezza che il sistema sia in grado di gestirli correttamente”.
“La maggior parte dei sistemi attuali sono stati progettati per riconoscere i diversi tipi di materiali separandoli per colore e densità, quindi se una bottiglia in plastica compostabile è uguale ad una classica bottiglia in plastica in PET quasi sicuramente un sistema di riciclaggio la considererà come una bottiglia in PET”, continua Read.
Basta una piccola quantità di materiale compostabile per contaminare il flusso di riciclo di plastica, il che può comportare ad un grande spreco di rifiuti che così non sarebbero più riciclabili.
Quali sono gli imballaggi compostabili?
Secondo Steve Thomas, Associate Director – Applied Science di Cambridge Consultants, la chiave per un uso corretto degli imballaggi compostabili sta nel trovare quelle aree in cui la raccolta e il riciclo della plastica monouso è più difficile, e dove ha più senso per i consumatori conferire gli imballaggi compostabili tra gli scarti del cibo.
“Quando si progetta un prodotto è importante considerare cosa deve fare il consumatore una volta che ha finito di usarlo”, dice Thomas. “Realizzare prodotti compostabili che assomiglino a bottiglie in PET non ha senso, visto che per i consumatori ormai è automatico associare questi prodotti al riciclo”.
Gli imballaggi pesantemente contaminati da avanzi di cibo, al momento, non hanno un corretto ciclo di smaltimento. Questi prodotti, inoltre, quando finiscono nel flusso di riciclo tradizionale possono contribuire alle emissioni di metano, causate dalla decomposizione anaerobica dei resti di cibo quando finiscono in una discarica.
E le emissioni di metano delle discariche contribuiscono in modo significativo alle emissioni globali di gas serra, e i governi di tutto il mondo si stanno impegnando per introdurre la raccolta obbligatoria dei rifiuti alimentari domestici per frenarle.
L’Unione Europea, ad esempio, ha emanato la normativa (EU) 2018/851 che introduce l’obbligo della raccolta separata dei rifiuti alimentari a partire dal 1° gennaio 2024.
Questo tipo di normative rappresentano una grande opportunità per gli imballaggi in plastica compostabile se vengono utilizzati nel modo corretto.
Ecco alcuni esempi di come le aziende potrebbero utilizzare gli imballaggi in plastica compostabile per facilitare la raccolta dei rifiuti alimentari.
1. Vaschette e vassoi
Se l’imballaggio è a diretto contatto con gli alimenti potrebbe essere adatto, in questo caso, l’utilizzo della plastica compostabile. Di solito sono alimenti pesantemente contaminati da rifiuti alimentari e che sono difficili da pulire per i consumatori, come le vaschette per i cibi da riscaldare al microonde.
“C’è effettivamente un problema con questo tipo di imballaggi”, afferma Thomas. “Se un consumatore li inserisce tra i rifiuti riciclabili c’è il rischio che possano contaminare altri imballaggi riciclabili, o che debbano essere puliti utilizzando molta acqua ed energia. Per questo motivo, spesso, questo tipo di imballaggi finiscono in discarica”.
Una vaschetta compostabile per cibi da riscaldare al microonde, quindi, potrebbe essere inserita tra i rifiuti compostabili o in un impianto di compostaggio domestico. In questo modo qualunque avanzo di cibo entrerebbe a far parte del compost invece di finire in una discarica. Questo aiuterebbe anche a ridurre il numero di vassoi che finiscono in discarica e a tenere i prodotti contaminati fuori dal flusso di riciclo.
2. Imballaggi flessibili a contatto con gli alimenti
I film flessibili sono delle applicazioni molto usate nel settore food and beverage. Ma anche questi tipi di imballaggi possono essere difficili da riciclare.
“I film flessibili sono un vero problema ora come ora”; afferma Read. “Si attaccano e si ingarbugliano agli altri materiali riciclabili. Esistono sistemi in grado di gestire i film per il riciclo, ma sono più costosi rispetto ad altri”.
La plastica compostabile qui giocherebbe un ruolo importante, soprattutto quando i prodotti sono contaminati da resti di cibo, come le bustine monodose. Anche in questo, caso questi tipi di imballaggi potrebbero essere smaltiti tra i rifiuti alimentari.
3. Prodotti destinati direttamente al compost
Alcuni prodotti finiscono regolarmente nel compost domestico o nella raccolta dei rifiuti organici, anche se spesso contengono materiali non compostabili.
Le etichette applicate su frutta e verdura come, ad esempio, o le bustine di tè spesso finiscono tra i rifiuti compostabili anche se non sono del tutto compostabili. Un’altra interessante applicazione da considerare sono le cialde da caffè.
Fornire le giuste informazioni
Dare ai consumatori le corrette informazioni per il conferimento dei rifiuti compostabili è fondamentale. Le aziende che utilizzano per i loro imballaggi della plastica compostabile devono assicurarsi che i propri prodotti siano marcati o etichettati correttamente per evitare che una volta terminato i loro ciclo di vita questi prodotti finiscano in discarica o contaminino materiali riclicabili.
Se non ci dovesse essere spazio sufficiente sugli imballaggi per inserire queste informazioni è sufficiente apporre un codice 2D, come ad esempio un QR Code o un Datamatrix che, una volta scansionato, rimandi il consumatore ad una pagina web contenente le informazioni per il corretto conferimento degli imballaggi.
Utilizzando un codice GS1 Digital Link, invece, è possibile fare un passo ulteriore passo per identificare il luogo di provenienza di un consumatore, e fornire informazioni personali sul corretto conferimento dei rifiuti nel comune in cui si trova.
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